Storia di Pietro Di Biasi

La storia di mio fratello inizia a Napoli nel maggio 1961 dove a 4 anni già frequentava la scuola elementare grazie all’impegno di mia madre che, insegnando, riuscì a velocizzare il suo processo di apprendimento delle prime nozioni scolastiche e ciò gli permise di conseguire, in tempi anticipati, il diploma di maturità presso il liceo classico “G.Garibaldi” di Napoli ottenendo il massimo dei voti. Inoltre durante il periodo liceale Pietro frequentò anche il liceo classico, ad impronta militare, Nunziatella dove sviluppò ulteriormente la sua verve intellettuale e il rigore scientifico.
Dopo aver ottenuto il diploma di maturità mio fratello si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia “Federico II” di Napoli e anche durante il corso di studi universitari, dimostrò le sue brillanti capacità di apprendimento laureandosi in tempi brevissimi e con il massimo dei voti e lode anche in questo caso. Durante le prime fasi del periodo universitario svolse attività di ricerca presso l’Istituto di Anatomia Umana Normale diretto dal Prof.Giovanni Giordano Lanza e, successivamente, presso l’Istituto di Chirurgia Toracica diretto dal Prof. Giovanni Ferrante dove nacque la sua passione per la cardiochirurgia. Inoltre all’inizio degli anni ’80 si trasferì, per alcuni mesi, negli Stati Uniti dove frequentò gli Istituti più importanti dell’Università di  Pittsburgh (UPMC).
Pietro si trasferì quindi, subito dopo aver conseguito la laurea presso l’Università “Federico II” di Napoli, giovanissimo a Milano dove entrò a far parte immediatamente dell’equipe di cardiochirurgia dell’Ospedale Sacco diretta dal Prof. C.Santoli diventando l’assistente più giovane d’Italia. La sua brillantezza, la vivacità culturale e la sua passione per la cardiochirurgia fecero da volano per intraprendere una strada molto impegnativa ma che Pietro affrontò con il massimo impegno ottenendo subito ottimi risultati professionali e umani. Alla fine degli anni ’80 risultò vincitore del Premio Donatelli-De Gasperis dell'Ospedale Niguarda di Milano per la miglior pubblicazione scientifica d'argomento cardiochirurgico. Diventa anche delegato della Società Polispecialistica Italiana dei Giovani chirurghi, raggiungendo in brevissimo tempo quote impensabili per un medico della sua età.
Inoltre Pietro, per ottimizzare nel minor tempo possibile le sue già importanti capacità cliniche e chirurgiche, iniziò, nel 1997, una nuova avventura a Milano: contribuire a creare e a sviluppare un nuovo Centro di Cardiochirurgia con sede presso il Policlinico IRCCS MultiMedica che successivamente divenne anche sede della cattedra universitaria di Milano diretta dal Prof F.Donatelli. Negli ultimi mesi della sua vita fu, infine, chiamato dal Primario del nuovo Ospedale di Legnano, Prof.G.Di Credico, a far parte della sua equipe di cardiochirurgia ma purtroppo riusci a svolgere la sua attività professionale solo in misura molto limitata.
La sua incessante attività di cardiochirurgo, terminata all’età di solo 49 anni, è rappresentata non solo dall’effettuazione di migliaia di interventi di cardiochirurgia (bypass coronarici a cuore battente e in miniinvasiva, riparazione e sostituzioni valvolari) come primo operatore comprendenti anche interventi di chirurgia dell’aorta, delle aritmie, di toracopolmonare e interventi combinati cuore-carotidi ma anche da una florida attività scientifica caratterizzata dalla pubblicazione di centinaia di articoli scientifici sulle più importanti riviste cardiochirurgiche internazionali. Inoltre nel primo periodo della sua attività di cardiochirurgo conseguì, sempre con il massimo dei voti, dapprima il diploma di specializzazione in Chirurgia Toracica a Napoli e, successivamente, il diploma di specializzazione in Cardiochirurgia presso l’Università di Milano. Durante la sua vita professionale ha messo a disposizione dei pazienti che si affidavano a lui non solo le sue capacità “tecniche” ma anche le sue qualità umane e comunicative che erano particolarmente sviluppate e che gli permettevano di rendere i suoi pazienti più sereni e ottimisti nel periodo pre-intervento, quando dovevano affrontare il problema più delicato della loro vita, ma anche nel periodo post intervento quando la sua presenza medica continua e un sorriso o una frase “ad effetto” dava loro tanto coraggio e speranza nell’affrontare la vita futura.
Pietro non ha mai dimenticato le sue origini irpino-napoletane e per questo motivo dedicava parte del suo tempo libero a cercare di migliorare lo stato di salute e a risolvere i problemi cardiaci degli abitanti della Campania preoccupandosi di creare un ambiente molto “familiare” al paziente che si spostava dalla sua regione per essere sottoposto ad un intervento al cuore presso il suo reparto. In particolare cercava di donare al massimo le sue “conoscenze” agli abitanti della comunità irpina cui lui si sentiva particolarmente legato, in modo del tutto disinteressato, risolvendo tante problematiche chirurgiche. Tale attività lo impegnava molto ma allo stesso tempo lo rendeva felice perché si rendeva conto di poter dare un aiuto concreto a tante persone con problemi cardiologici severi dell’Irpinia e della Campania in generale che vedevano in lui un amico di famiglia e non un medico distaccato e per tale motivo anche i suoi sacrifici risultavano meno gravosi. Ricordo le volte che parlavamo anche a casa dei risultati ottenuti, fortunatamente quasi sempre eccellenti, dopo interventi cardiochirurgici molto complessi di pazienti campani che semmai erano stati dichiarati inoperabili presso altri ospedali e mio fratello ne parlava con grande soddisfazione e consapevole di aver fatto qualcosa di molto utile anche per persone della nostra regione…. Ma la sua vivacità intellettuale lo portò anche ad organizzare importanti eventi medico-scientifici per cercare di divulgare e migliorare la conoscenza scientifica in queste zone.
Ad esempio organizzò, nel 2005 e nel 2007, convegni in provincia di Avellino, nei comuni di Frigento e Guardia dei Lombardi come:
  • “Infarto miocardico acuto: attualità in tema di gestione multidisciplinare”
  • “L’iter diagnostico e terapeutico della cardiopatia ischemica”
Durante un periodo estivo di vacanza-lavoro in Irpinia trovò anche quella che lui desiderava fosse la donna della sua vita, Alba, con la successiva nascita di due fantastici figli: Rocco e Laura….
Nell’ottobre 2010, a pochi mesi dalla morte di mio padre, l’avv.Rocco Di Biasi, fu fatta la terribile diagnosi di tumore cerebrale ma anche in questo drammatico frangente Pietro, che, da medico, conosceva sicuramente la prognosi della malattia, dimostrò una serenità e una pazienza infinita allo scopo, ne sono sicuro, di cercare di non far preoccupare ulteriormente i suoi familiari e anche nei momenti successivi, più tristi e difficili, non fece mai trasparire la sua drammatica condizione ma mostrò sempre il suo affetto e il suo sorriso, la sua forza d’animo e il suo coraggio!

Per tutti questi motivi io e tutti quelli che sono stati vicini alla mia famiglia abbiamo pensato di onorare la memoria di mio fratello costituendo, a scopo benefico, questa Associazione nell’intento di proseguire la sua opera di dedizione professionale nei confronti delle persone che ne hanno bisogno e con l’obbiettivo di sviluppare iniziative che conoscendolo lo avrebbero reso felice.

 

 

Maurizio Di Biasi

 

La canzone in home page, The Greatest Man That I Never Knew (Il più grande uomo che io abbia mai conosciuto) di Billy Dean è dedicata a Pietro.

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